Fechar close
(Pressione Enter para pesquisar)

Vigília de Oração do dia 20 de fevereiro de 2019 - Dia dos Pastorinhos

Vigília de Oração do dia 20 de fevereiro de 2019 - Dia dos Pastorinhos

Primo testo (tratto dalla IV Memoria di suor Lucia)

Un giorno Francesco disse a Lucia:

– M’è piaciuto tanto vedere l’Angelo, ma ancor di più m’è piaciuto vedere la Madonna. Quel che m’è piaciuto più di tutto, è stato di vedere il Signore in quella luce che la Madonna ci ha messo nel petto. Voglio tanto bene a Dio! Ma Lui è così triste a causa di tanti peccati! Noi non dovremo farne mai nessuno.

IV Memoria - p.140

 

La storia di Francesco è la storia del suo amore per Gesù.

Per questo Francesco diceva: Voglio tanto bene a Dio! Ma Lui è così triste a causa di tanti peccati! Noi non dovremo farne mai nessuno.

Dal momento in cui la Madonna infuse nel suo petto quella LUCE, che era Gesù, la sua vita venne illuminata da questa luce.

Il suo amore cresceva fino a che tutti gli aspetti della sua vita sono stati illuminati da Cristo. Per questo motivo possiamo affermare che lui non peccò più .

Il peccato è proprio questo: tutto ciò che è dentro di noi e non è illuminato da Dio. Sono i gesti, le parole i desideri gli affetti non illuminati dalla luce che è Cristo.

Contemplando Francesco, totalmente illuminato da Gesù, possa crescere in noi il desiderio di essere abitati da questo amore, in modo che ogni aspetto della nostra vita sia illuminato da Dio e tutti i nostri gesti possano essere irradiazione del suo amore…

 

 

Secondo testo (tratto dalla IV Memoria di suor Lucia)

Un giorno incontrammo un ragazzo che teneva in mano un passerotto. Pieno di compassione, Francesco gli promise due soldi, se lo avesse lasciato volare. Il ragazzo accettò, ma prima voleva il denaro. Francesco allora tornò a casa dallo stagno di Carreira (che resta un po’ sotto la Cova d'lria) a prendere i due soldi, per dar la libertà al prigioniero. Quando poi lo vide volare, batteva le mani di allegria e diceva:

– Ora stai attento! Non ti lasciar prendere di nuovo.

IV Memoria - p.156

 

Rimaniamo sorpresi dalla capacità di amare di Francesco, contrassegnata dalla gratitudine. Affinché il passerotto potesse essere libero, Francesco accetta di perdere tutto: perdere tempo, denaro e addirittura perdere lo stesso passerotto…

Infatti , la grande meraviglia di questo episodio è il cuore di Francesco. Ciò che ci riempie di ammirazione non è tanto il suo amore per i passerotti, ma la sua facoltà di relazionarsi con ciò che ama.

Non vuole possedere, non vuole tenere nulla per se. È la libertà del suo cuore che restituisce la libertà al passerotto.

Solo un cuore così distaccato e umile può essere riempito di Dio. Solo un cuore così può sperimentare la vera allegria, l’allegria di non possedere nulla e allo stesso tempo avere tutto…

 

 

Terzo testo (tratto dalla IV Memoria di suor Lucia)

Raccontammo poi a Francesco tutto quello che la Madonna ci aveva detto. E lui, felice, manifestando l’allegria che provava per la promessa d’andar in Cielo, incrociando le mani sul petto, diceva:

– O Madonna mia! Rosari ne dico quanti ne volete!

E da quel giorno prese l’abitudine di allontanarsi da noi, come per passeggiare. E se lo chiamavo e gli domandavo cosa stesse facendo, alzava la mano e mostrava il rosario. Se gli dicevo di venire a giocare, che avrebbe poi pregato con noi, rispondeva:

– Prego anche dopo. Non ti ricordi che la Madonna ha detto che devo recitare molti Rosari?

IV Memoria - p.138/39

 

Prese l’abitudine di allontanarsi da noi, diceva Lucia. Questo è un dono che Francesco offre alla Chiesa: il coraggio di restare in silenzio, nella solitudine di un tempo fatto di preghiera.

In un mondo contrassegnato da un ritmo accelerato, alla ricerca di rumore e chiasso, Francesco ci mostra un pezzo di cielo nel suo desiderio di solitudine orante.

Ed è con coraggio che Francesco, oggi, continua ad alzare il braccio e a mostrarci il Rosario.

Il Rosario era la sua preghiera preferita.

Contemplando i misteri del Rosario anche senza che lui stesso lo sapesse, Francesco permise allo Spirito Santo di agire e di fare di lui un’ “umanità supplementare di Gesù in cui Cristo può realizzare tutto il suo mistero” (Santa Elisabetta della Trinità)

 

 

Quarto testo (tratto dalla II Memoria di suor Lucia)

Francesco nella sua malattia soffriva con pazienza eroica senza lasciarsi mai sfuggire un sospiro, né il più lieve lamento. Gli chiesi un giorno, poco prima che morisse:

– Francesco, soffri molto?

– Sì, ma soffro tutto per amore del Signore e della Madonna.

Un giorno mi diede la corda, di cui ho già parlato e mi disse:

– Prendi; portala via, prima che mia madre la veda. Adesso non son più capace di tenerla alla vita.

Prendeva tutto quel che la mamma gli dava, e non riuscii a sapere se qualcosa gli ripugnasse.

II Memoria - p.108/109

 

Che incantevole espressione quella di Lucia: “non riuscii a sapere se qualcosa gli ripugnasse”.

Dei tre Pastorelli colui di cui si hanno meno informazioni è proprio Francesco.

Dopo le apparizioni dell’Angelo, Francesco divenne un amico inseparabile di Gesù nascosto e per questo amava nascondersi…anche da Giacinta e Lucia.

Apprese nelle numerose ore di Adorazione Eucaristica, l’arte della piccolezza, di non essere protagonista, ma strumento. In questo modo “nascondendosi anche da se stesso” Francesco ci mostra il Gesù manso e umile che viveva in lui.

Ecco il motivo per cui nella sua malattia mostrava una pazienza eroica, così come il suo Gesù nascosto durante la sua passione offerse la sua vita mostrando un amore estremo per ciascuno di noi.

 

 

Quinto testo (tratto dalla IV Memoria di suor Lucia)

Andavamo un giorno verso la Cova d'lria e all’uscire da Aljustrel fummo sorpresi in una curva della strada, da un gruppo di gente, che per vederci e sentirci meglio, misero Giacinta e me su un muro.

Francesco non si lasciò mettere lassù, come se avesse paura di cadere. Poi si allontanò a poco a poco e si appoggiò a un vecchio muro che era di fronte.

Una povera donna e un giovanotto, vedendo che non potevano parlarci in privato come era loro desiderio, andarono ad inginocchiarsi davanti a lui per chiedergli che ottenesse dalla Madonna la guarigione del papà e la grazia di non andar in guerra (erano mamma e figlio). Francesco s’inginocchia anche lui, toglie il cappuccio e domanda se (vogliono) recitare con lui il Rosario. Accettano e cominciano a pregare: di lì a poco tutta quella gente, dimenticando le domande curiose, stava pure in ginocchio a pregare.

IV Memoria - p.159

 

Francesco aveva paura di cadere?! No, Francesco a cui piaceva correre per le colline dietro alle sue pecorelle, non aveva paura di cadere.

Non si tratta di paura ma di piccolezza, di umiltà di cuore. Francesco non desiderava riconoscimenti che non gli appartenevano, ma accettava con semplicità la sua condizione, non mostrandosi per niente turbato per ciò che non riusciva ad avere.

Sappiamo che egli era colui che, tra i tre pastorelli, non riusciva a sentire la Madonna e l’Angelo.

Ma ciò non lo turbava. Sembrava riconoscere e accettare questa verità su se stesso!

Per questo motivo il posto che egli desiderava e sceglieva era “l’ultimo” non il “primo”, camminava con realismo sul terreno da lui calpestato, in una accettazione serena di se stesso e della missione che il Signore gli aveva affidato.

E’ proprio partendo da questo posto, della sua natura e condizione che egli divenne un polo di attrazione. Non cercava di attirare l’attenzione su se stesso ma rimandava a Dio, all’intimità della preghiera.

 

 

Sesto testo (tratto dalla IV Memoria di suor Lucia)

Dopo veniva con noi a giocare nella vecchia aia, mentre aspettavamo che la Madonna e gli Angeli accendessero le loro lucerne. Si animava allora nel contarle. Ma niente lo incantava tanto come il sorgere e tramontar del sole. Finché si vedeva qualche raggio di sole, non cercava se ci fosse già qualche lucerna accesa.

– Nessuna lucerna è bella come quella del Signore – diceva a Giacinta alla quale piaceva di più quella della Madonna, perché, diceva lei, non offende la vista.

Entusiasmato, seguiva con gli occhi tutti i raggi che, si riflettevano nei vetri delle case vicine o nelle gocce di acqua sparse sugli alberi e sugli sterpi del monte.”

IV Memoria - p.136

 

E’ bello vedere con quale serenità e meraviglia contemplava la bellezza della creazione.

Un cuore sensibile che amava tutta la creazione capace di vedere Dio misteriosamente presente in tutte le sue creature.

“Quando la carità di Cristo trasfigura la vita dei santi – spirito, anima e corpo –, questi danno lode a Dio e, con la preghiera, la contemplazione, l’arte coinvolgono in questo anche le creature”. (Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2019).

Che l’esempio di Francesco Marto ci stimoli ad avere gesti di rispetto per la nostra “Casa Comune”, sicuri che “Se l’uomo vive da figlio di Dio, se vive da persona redenta, che si lascia guidare dallo Spirito Santo (cfr Rm 8,14), fa del bene anche al creato, cooperando alla sua redenzione” (Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2019).

 

Ângela de Fatima Coelho

Fatima, 13 marzo 2019

lunedì, maggio 13 2019