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Giacinta: un cuore divenuto compassione

In Giacinta è centrale l’atteggiamento della compassione. In lei troviamo un cuore profondo e pieno di passione completamente dedicato alla missione che il Cielo le aveva affidato. Sono sue le parole che ci sono arrivate: “S’io potessi mettere nel cuore di tutti il fuoco che mi brucia qui nel petto e mi fa amare tanto il Cuore di Gesù e il Cuore di Maria!” (Memorie - 129)

Dall’inizio delle apparizioni sviluppò una profonda devozione al Cuore Immacolato di Maria.

 

Dalle parole del Cardinal Joseph Ratzinger comprendiamo come l’amore alla Madonna delineò la vita di Giacinta: “avere devozione al Cuore Immacolato di Maria significa avvicinarsi a questo atteggiamento del cuore, nel quale il fiat – sia fatta la tua volontà – diventa il centro conformante di tutta la sua esistenza: apprese da Lei a “fare come il Signore” (Memorie - 44)

 

Questo desiderio di conformare la sua esistenza con il cuore di Gesù fece nascere in Giacinta il desiderio di seguirlo, percorrendo lo stesso cammino del suo maestro. Il Signore non ricusò l’agonia del Getsemani, la solitudine e l’abbandono nella Croce. La piccola Giacinta non ricusò la solitudine nella malattia, l’aridità di vedersi negata la Comunione Eucaristica – che sarebbe stata la sua ultima consolazione possibile nel momento della sua morte - non ricusò la ferita aperta nel suo petto, somigliando così al cuore trapassato di Gesù, che lei amò teneramente. E visse tutto ciò in una serena allegria e in un affidamento all’amore, come testimoniano gli interrogati al suo processo canonico.

 

La piccola Giacinta a cui “piaceva molto pensare” (Memorie - 62), meditando e custodendo tutto nel suo cuore, come aveva fatto la Madonna che ora diventava la sua “maestra nella scuola della santità” (Giovanni Paolo II), “e che la introdusse nella conoscenza intima dell’amore trinitario” (Benedetto XVI), apprese ad avere un cuore universale. Durante la sua permanenza in prigione, a Ourem, quando Lucia le chiese di scegliere un’ intenzione per la quale offrire i suoi sacrifici – per i poveri peccatori, o per il Santo Padre o in riparazione al Cuore Immacolato di Maria – Giacinta non esita a rispondere: “Io li offro per tutte, perché tutte mi piacciono molto.” (Memorie - 53).

 

Sviluppò un profondo sentimento di compassione per tutte le manifestazioni della sofferenza umana che le riusciva di percepire in quella intensa luce di Dio e attraverso il Cuore Immacolato di Maria. Fu insaziabile nella sete di pregare e di offrire sacrifici per i peccatori. La sua anima ardeva in questo “zelo” per la salvezza dell’umanità che sentiva come propria. Ascoltare Giacinta nelle sue numerose espressioni di compassione per tutti i tipi di sofferenza e di miseria, fa nascere in noi la gratitudine verso il Padre perché ha tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le ha rivelate ai piccoli (Cf. Mt 11,25).